Anzio, 31 agosto 12
Gaius Iulius Caesar Augustus Germanicus
Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico, che regnò con il nome di Gaio Cesare, è meglio conosciuto con il soprannome di Caligola per la calzatura militare (caliga) che era solito portare fin da fanciullo. Era il terzo figlio di Agrippina maggiore e di Germanico Giulio Cesare, generale molto amato dal popolo romano e a suo tempo adottato da Tiberio, fatto che lo favorì nella successione al trono. Fu il terzo imperatore della dinastia Giulio Claudia. Instaurò un governo assoluto, in urto col senato e con le classi dirigenti. Introdusse a corte un fasto di stile orientale, mentre gli imperatori che lo avevano preceduto avevano scelto di mantenere i legami con le tradizioni repubblicane. Aveva in mente di trasferire la capitale imperiale ad Alessandria d’Egitto e di instaurare una forma di monarchia assoluta.
Caligola fu accusato di aver dilapidato il patrimonio accumulato dal suo predecessore, per offrire al popolo giochi, denaro e cibo. Terminati i fondi statali, iniziò ad accumulare denaro con truffe e imbrogli, ottenendo enormi somme in pochissimo tempo. Aumentò le tasse in modo esagerato e ne creò di nuove, come quelle sul cibo, sui processi, sulla prostituzione, sui matrimoni e sul gioco d’ azzardo. Non mancarono però provvedimenti giudicati positivi, come la riduzione della tassa sulle vendite (centesima rerum venalium) e la realizzazione di alcune opere pubbliche.
Nell’ottobre del 37 Caligola fu colpito da una grave malattia dallaquale si riprese, ma che provocò un netto peggioramento della sua condotta morale. Sulla malattia e sulle sue cause gli storici non concordano, ma tutti considerano questo evento come lo spartiacque tra il suo primo periodo di governo e il successivo, caratterizzato da una condotta folle. Osserva a questo proposito Filone di Alessandria:
«[…] non passò molto tempo e l’uomo che era stato considerato benefattore e salvatore […] si trasformò in essere selvaggio o piuttosto mise a nudo il carattere bestiale che aveva nascosto sotto una finta maschera».
Caligola pretese di essere adorato come un dio vivente. Questo ordine produsse moti di particolare gravità in Giudea, dove gli Ebrei opposero una decisa resistenza. Ad Alessandria, per il medesimo motivo, agli Ebrei fu annullato, tra gravi tumulti, il diritto di cittadinanza alessandrina. Invano una loro delegazione, guidata dal neoplatonico Filone, chiese che il provvedimento fosse revocato. Solo Claudio restituì ai Giudei alessandrini il diritto tolto da Caligola.
Cercò di rimediare alla debolezza della politica interna attraverso imprese belliche all’estero. L’appartenere ad una famiglia di importanti militari, che si erano guadagnati gloria e onore in questo campo, destò in lui il desiderio di emularne le gesta. Se Druso maggiore, il nonno paterno, e Germanico, il padre, si erano concentrati in Germania, egli, per superarne le gesta, progettò la conquista dei territori compresi tra il Danubio e il Reno.
Nel 40 tentò inoltre
di invadere la Britannia, approfittando della discordia tra il re Cunobellino e
suo figlio Ammino. Ma di fronte alla minaccia dell’invasione romana, i loro dissensi
vennero meno, e Caligola non ebbe il coraggio di continuare l’impresa: si narra
che mosse truppe e macchine da guerra,
ma che riuscì solamente a costruire una grande torre in memoria delle sue imprese
vittoriose.
In oriente mise in atto le sue decisioni basandosi più sulle simpatie personali che sulle opportunità politiche. Così attribuì a Polemone II il regno del Ponto e del Bosforo, a Remetalce III metà dell’antico regno di Tracia e a Cotys IX l’Armenia Minore, dopo averne esiliato il re. Elesse governatore del regno di Giudea l’amico di infanzia Erode Agrippa, dopo aver esiliato lo zio Erode Antipa, assegnandogli anche la Palestina nord-occidentale, che dalla morte di Erode Filippo II era sotto il controllo diretto di Roma.
Sul fronte africano annesse la Mauretania, dividendola successivamente in due province, Mauretania Tingitana e Mauretania Cesariensis.
Dopo numerose imprese fallite, Caligola tornò in Italia ormai del tutto esautorato. Una congiura della quale facevano parte molti senatori e cavalieri, con a capo il tribuno Cherea, riuscì a sorprendere l’imperatore che tornava dai ludi palatini. Il 24 gennaio del 41, all’età di 28 anni, Caligola fu ucciso da un gruppo di pretoriani.
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