All’abdicazione di Diocleziano e Massimiano, le legioni acclamarono imperatore Costantino, figlio di Costanzo Cloro, uno dei due cesari.
Egli si scontrò con il figlio di Massimiano, Massenzio, e dopo la battaglia di ponte Milvio, nel 312, divenne imperatore.
Con l’Editto emanato a Milano, Costantino mise ufficialmente fine alle persecuzioni contro i cristiani e riconobbe legittimità al cristianesimo.
Inoltre nel 330 spostò la capitale a Bisanzio, un’antica colonia greca sulle rive del Bosforo che da allora fu chiamata Costantinopoli.
Alla morte di Costantino nel 337 i suoi tre figli si spartirono l’impero.
Alla fine il trono rimase al nipote Giuliano (361-363) detto l’Apostata perché tentò una restaurazione del paganesimo.
Nel corso dei 15 anni compresi tra la morte di Giuliano e l’ascesa di Teodosio (378) il potere fu tenuto da sovrani che divisero l’impero in due parti: Oriente e Occidente.
I confini erano minacciati dai Visigoti, che, in uno scontro presso la città di Adrianopoli sconfissero e uccisero l’imperatore Valente. Fu una catastrofe paragonabile a quella di Canne nel 216 a.C..