Imperatori Romani

Diocleziano 284/305

Salona, Solin in Croazia, 22 dicembre 244
Gaius Aurelius Valerius Diocletianus

Di umile famiglia, fece carriera nell’esercito fino a divenire capo della guardia di Caro e Numeriano. Alla morte di quest’ultimo fu proclamato imperatore dai soldati il 20 novembre 284 a Calcedonia (Kadikšy in Turchia). Affrontò nella Mesia il legittimo imperatore Carino e benché battuto riuscì ad uccidere il rivale con una congiura. Resosi conto della precaria e difficile situazione dell’Impero, alla metà del 285 nominò cesare per le provincie occidentali il valido generale Massimiano per poi elevarlo alla fine dello stesso anno al rango di augusto. Formalmente i due avevano eguali poteri ma Diocleziano conservò una supremazia ufficiale negli affari di Stato. I due si dedicarono subito ai problemi della sicurezza, affrontarono infatti i barbari nelle Gallie per poi passare all’offensiva sul Reno e Danubio ma scoppiò subito una violenta rivolta in Britannia capeggiata da Carausio e come conseguenza si costituì uno stato autonomo nella regione.

La tetrarchia
Diocleziano si convinse allora che i problemi del governo potevano essere risolti affiancando ai due augusti due altri collaboratori di rango inferiore, cioè due cesari. Per l’Oriente, dove dominava Diocleziano, fu scelto nella primavera del 293 Galerio con autorità nei Balcani, per l’Occidente di Massimiano fu invece prescelto Costanzo Cloro, cui furono affidate Gallie e Britannia. Dopo vent’anni gli augusti avrebbero ceduto il potere ai cesari, che a loro volta divenuti augusti avrebbero nominato due altri loro cesari. Ognuno scelse la sede più adatta alle sue necessità e si ebbero così quattro sedi di governo: Diocleziano a Nicomedia (Izmit, Turchia), Galerio a Sirmio (Sremska Mitrovica, Voivodina), Massimiano a Milano e Costanzo Cloro a Treviri (Trier, Germania). Nel 294 Diocleziano intervenne in Egitto dove era scoppiata una gravissima rivolta che portò all’usurpazione di Achilleo che, nominatosi imperatore con il nome di Lucio Domizio Domiziano, venne comunque sconfitto e ucciso dopo alcuni mesi. Intanto i Persiani del re Narsete attaccarono i territori romani invadendo Armenia e Osroene. Galerio, anzichè attendere l’arrivo di Diocleziano,  li attaccò ma fu battuto a Niceforio nel 297. Diocleziano piombò allora in Mesopotamia e Galerio riuscì ad infliggere una pesante sconfitta a Narsete costringendolo a chiedere nel 298 la pace. L’eco della grande vittoria risollevò il prestigio di Roma in Oriente ed ebbe come importante conseguenza commerciale la fine dei dazi doganali persiani sulle merci in transito e il convergere di tutti gli scambi della zona nella città di Nisibis controllata dai Romani.

Riforma militare
La calma che dopo le furiose offensive dei quattro regnava sull’Impero, permise a Diocleziano la creazione di un sistema di fortificazioni che fece del territorio romano un unico e gigantesco campo trincerato. L’esercito fu diviso in due corpi, i limitanei, milizie stabili di origine barbarica stanziate con le famiglie lungo i territori di confine e i comitatensi, corpi scelti di truppa mobile stanziati nelle zone più importanti per intervenire prontamente dove ce ne fosse necessità.

Riforma territoriale
In campo amministrativo nel 297 furono create quasi 100 nuove unità territoriali più piccole delle province, loro governatori erano i praesides di rango equestre, in questa riforma l’Italia perse il suo secolare privilegio e fu sottoposta a tassazione come qualsiasi altro territorio. Controllare 100 praesides era comunque gravoso, così Diocleziano raggruppò le unità territoriali in 12 diocesi amministrate da vicarii dipendenti dai prefetti del pretorio responsabili di tutta l’amministrazione statale. Fu così ridotto il potere dei governatori mentre il frazionamento del territorio agevolò il controllo e rese capillare la riscossione delle imposte.

Riforma fiscale
Diocleziano operò una storica riforma nella tassazione, l’imposta in denaro sulle persone, capitatio, venne combinata con quella dei terreni, iugatio, equiparando arbitrariamente un caput (unità di esseri umani sottoposti a tassazione in denaro) a uno iugum (unità di terra lavorabile da un colono e sottoposta a tassazione). In sostanza si calcolava per territorio il terreno imponibile e il numero di coloni, si dividevano i due numeri e il risultato era la quota che ogni caput doveva corrispondere. Con le riforme di Diocleziano si consolidò poi l’ereditarietà dei mestieri che portò ad una condizione di asservimento alle corporazioni.

La politica interna e le persecuzioni
Diocleziano privò definitivamente il Senato di ogni influenza e il governo si caratterizzò nettamente come monarchia assoluta dove il cerimoniale di corte sottolineava il distacco dai sudditi e l’origine divina del sovrano. Nel 303 emanò il primo dei suoi editti contro i cristiani, editti che si succedettero negli anni successivi sempre più rigidi e spietati, questo accanimento fu dettato dalla convinzione di Diocleziano che la predicazione cristiana, particolarmente diffusa in Oriente, potesse minare l’autorità dello Stato, favorire il disfattismo e le spinte disgregazioniste di cui si sarebbe potuta approfittare la Persia.

L’abdicazione
Celebrati con Massimiano a Roma nel novembre 303 i vent’anni del suo regno, il 1 maggio 305 i due augusti annunciarono la loro abdicazione a favore dei loro cesari. Diocleziano da Salona (Solin in Croazia) seguì con attenzione lo svolgersi degli avvenimenti che, nonostante un suo intervento nel 308, portarono al fallimento della tetrarchia. Morì nel 313 nel suo splendido palazzo di Spalato (Croazia).

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